Frank Chambers, uno sbandato senza soldi e senza prospettive, trova lavoro in una stazione di servizio con annessa locanda gestita da un greco, Nick Papadakis. L’incontro con Cora, la moglie di Nick, esplode in una passione carnale senza via di uscita. Disperati, Frank e Cora decidono di ammazzare il marito. Tratto dal celebre romanzo di James Cain, già portato sullo schermo da Luchino Visconti (Ossessione) e Tay Garnett (Il postino suona sempre due volte), il remake di Rafelson è un caso raro nella storia del cinema: osannato in Europa per il crudo realismo, l’intensità delle scene di sesso, la messa in scena di un’America cupa e depressa, venne stroncato in patria da una critica vittima di quella sessuofobia puritana che affligge da sempre il cinema statunitense. Un lavoro ricco e complesso per Rafelson, uno dei maggiori esponenti della New Hollywood, aiutato dal direttore della fotografia di Bergman, Sven Nykvist, e due interpreti in stato di grazia. Tra i tanti meriti del regista, l’aver dato una seconda chance a Jessica Lange, il cui debutto in King Kong venne salutato da una salva di fischi e stroncature. Con Il postino, Jessica è diventata una delle attrici contemporanee più rispettate e amate. (C.P.)