Il nuovo film del regista Andrea Segre, il documentario Molecole, realizzato nella Venezia chiusa per il coronavirus, sarà proiettato nella serata di Pre-apertura di martedì 1 settembre della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, in Sala Darsena (Palazzo del Cinema) e Palabiennale al Lido.
Ci sono cose che è molto difficile per un padre condividere con il proprio figlio e che un figlio può iniziare a capire solo diventando padre. Tra febbraio e aprile di quest’anno Andrea Segre, che da anni vive a Roma, è rimasto bloccato dal lockdown a Venezia, la città di suo padre Ulderico. Lì stava lavorando a due progetti di teatro e cinema sulle grandi ferite della città: il turismo e l’acqua alta. Mentre girava, il virus ha congelato e svuotato la città davanti ai suoi occhi, riconsegnandola alla sua natura e alla sua storia, e in qualche modo anche a lui. Ha raccolto appunti visivi e ha trascorso quei giorni nella casa di famiglia, dove ha avuto modo di scavare nei ricordi. Archivi personali in Super8 del padre del regista e vero protagonista del film si alternano a incontri con cittadini veneziani, che raccontano il rapporto tra la città e le acque e nello stesso tempo vivono l’arrivo inatteso del grande vuoto che ha invaso Venezia e gran parte del mondo. A tenere insieme le immagini sono la voce fuoricampo del regista, le musiche di Teho Teardo e un’atmosfera di attesa e stupore, che pervade tutto il materiale visivo ed esistenziale di questo strano viaggio.
COMMENTO DEL REGISTA
Per fare un film bisogna pensarlo, scriverlo, organizzarlo, girarlo. Per Molecole non c’è stato nulla di tutto ciò. L’ho vissuto ed è uscito da solo, in un tempo e una dimensione che non potevo prevedere. Molecole è sgorgato. Come l’acqua. Come le molecole, la materia di cui tutti siamo fatti, ma che non possiamo vedere. Mio padre era veneziano, ed era un fisico-chimico. Studiava i movimenti delle molecole, i piccoli elementi della materia che non vediamo ma che determinano l’evoluzione delle nostre vite. Spesso in modo imprevedibile. Come il virus che ha bloccato il mondo e che mi ha consegnato a una Venezia solitaria e magica, dove ho potuto rincontrare mio padre e capire cosa questa sua città fragile e potente può insegnare.